Ci sono luoghi che visitandoli, camminandoli, osservandoli, realizzano una sorta di rinascita gentile del nostro carattere; sono definiti dello spirito e laicamente del benessere; quelli che bisogna visitare senza ansia e stress da sopralluogo breve o camminata lunga, perché imnpaesaggi esigono come regola principe, l’osservazione lenta.
Nel varesotto ci sono spettacolari sentieri come l’Anello di Santa Caterina del Sasso, La Valcuvia da Villa Porta Bazzolo al Lago Maggiore, la via Verde Varesina, La Valle di Olona, la Valle del Lanza, i sentieri de Parco dei Campo dei Fiori che esigono osservazione lenta.
Noi viviamo in un tempo solo apparentemente lento, slow, che però tale è pubblicizzato quotidianamente.
E’ diventato quasi cool disquisire di prelibatezze da Slow food, luoghi da Slow tourism, informarsi su Slow media, vestire Slow fashion, come dire: sembra essere cambiato il paradigma relativo alla categoria del tempo, il modo in cui lo percepiamo e viviamo viaggiando, mangiando, informandoci, vestendoci.
Ma non siamo ancora così abituati a coglierlo e a viverlo nelle realtà davvero come tale. E i motivi possono essere tanti. La realtà, a parte le mode, è che con questo cambio di paradigma sul tempo, si fa strada una nuova coscienza di noi stessi, ovvero più consapevolezza, espressiva di una rinascita del vivere le cose, in maniera diversa.
Ma cosa vuol dire, in questo caso, vivere le cose in maniera diversa?
Lo hanno capito le nuove generazioni. Che ci danno le risposte. Loro sanno che Slow tourism non è soltanto un approccio modaiolo al settore del turismo, non è trendy, tantomeno una mera alternativa a quello di massa. Ma qualcosa di più.
Sanno che partecipa di una rinascita culturale, ambientale, eco-ideale, umana, e che questo modo di intenderlo parte prima di tutto da noi, dal nostro modo di voler e dover vivere e cambiare le cose, per sensibilità e cultura più rispettosa di noi e dell’ambiente. Sanno che non è solo ricerca e scoperta di un manufatto, di un territorio. Sanno che non è solo una novità, una tendenza di mercato emergente fra le tante esperienze di viaggi possibili; ma soprattutto sanno che slow tourism sostituisce il “Qualcosa da vedere" con i nuovi occhi di “Qualcuno che osserva". I loro occhi.
Loro hanno sostituito qualcosa da vedere, con qualcuno che osserva. E tutto questo è il primo beneficio dello Slow tourism. Ne seguono tanti altri, ma questo è il cardine. Perchè?
Perché apparteniamo alla tradizione culturale del Rinascimento, che ha posto l’Uomo al centro delle azioni politico-sociali per sviluppare il bene del singolo e della comunità.
In inglese Rinascimento si traduce con Renaissance. Se stacchiamo la particella “re” da “naissance “ ne ricaviamo una nascita “altra”, rinnovata, che vuol dire esprimere una nuova educazione, un altro atteggiamento politico - sociale, oggi più etico, che pone noi stessi al centro di quelle azioni politiche e sociali nel rispetto della comunità, della natura, dei luoghi, del pianeta.
E’ questo in sintesi quel cambiamento di rotta delle nuove generazioni nel loro stile di vita, e che tutti traduciamo con slow tourism, slow food, slow media, slow fashion.
Ma l’innovazione dovuta a una rinascita è nulla senza il suo sviluppo. L’innovazione per definizione è una maniera diversa e più efficace di fare le cose a differenza del passato (e per fortuna che ci si innova!) ma se non c’è sviluppo, l’innovazione automaticamente si annulla.
E allora, nella nostra epoca come deve essere questo sviluppo?
Deve essere uno sviluppo gentile. Fatto di azioni, comportamenti individuali e sociali gentili e rispettosi di noi e di come vivere i luoghi, e deve iniziare da noi.
Le nuovi generazioni lo hanno capito.
Consapevolezza ed educazione si fanno carico di accompagnare questo cambiamento epocale. E’ questo sviluppo gentile in cui si dedica più tempo a se stessi e a godersi ogni momento di un viaggio, è un modello che riporta al centro l’individuo e il godimento dei tanti altri benefici che ne conseguono.