Lucio Fontana nel marzo del 1961 esplora quel rapporto fra arte e moda che da sempre ha affascinato critici d’arte e addetti ai lavori della moda: può l’arte incontrare la moda? L’artista disegnerà anche vestiti e gioielli, dimostrando che l’arte può esplorare e tradurre anche il mondo della moda in abiti artistici e concettuali. Per l’atelier di Bruna Bini e Giuseppe Telese Fontana disegnò tre tubini nello stile tipico degli anni Settanta, con tagli verticali laterali e con buchi all’altezza del punto vita, prefigurando quella portata stilistica epocale dell’ abito a scatola sulla quale avrebbero lavorato, sperimentando nuove forme dell’abito femminile, i grandi nomi della moda, a iniziare da Pierre Cardin. Disegnò anche per la signora milanese del Double-face Mila Schon creando cappe e morbidi capispalla
Sul lago di Comabbio c’è l’ atelier dell’artista, che dall’argentina arrivò adolescente in Italia, a casa di suo zio. Come risaputo, visse fra Milano e il lago di Comabbio, dove lavorò e soggiornò a lungo sperimentando la sua arte: tagli, buchi, ceramiche, disegni. Nella sua casa atelier è custodita con cura gran parte della documentazione dall’ Associazione Fontana. Dal 57 al 67 disegnerà anche gioielli, anelli, bracciali, spille con tagli e pietre preziose. Pezzi unici e straordinari capolavori di oreficeria che incontrano e traducono il pensiero del grande artista. Nel ’62 crea un anello d’oro con taglio e una spilla con un taglio orizzontale e due cristalli azzurri. Nel ’67, lavora con l’orafo Giancarlo Montebello, creando Ellisse: un bracciale con taglio in argento prodotto in 150 esemplari firmati e numerati e in 200 non firmati.