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VILLA PANZA: COME CREARE UN CORTOCIRCUITO D’ARTE

2023-01-26 09:59

MARIANO SCARDINO

Art & Fashion,

VILLA PANZA: COME CREARE UN CORTOCIRCUITO D’ARTE

ALCHIMIA FRA PASSATO E PRESENTE

 

C’è un “ luogo” nella città di Varese riconosciuto dalla Regione Lombardia come museo e valorizzato con
impegno e dedizione dal FAI, come soltanto il Fondo Ambiente Italiano sa fare: e cioè nobilitare e rianimare rare perle d’architettura del passato, troppo spesso trascurate nel patrimonio artistico e culturale italiano pressoché unico al mondo.
 

Questa “luogo” è stato sognato, voluto e rianimato da Giuseppe e Giovanna Panza e porta il cognome dei
suoi sognatori - rianimatori: Villa Panza di Biumo, luogo di impareggiabile bellezza, dimora di tesori d’arte contemporanea riconosciuti in tutto il mondo, e di grande importanza sono gli artisti che vi transitano partendo dal MoMA il Museum of Modern Art, e dal Guggenheim Museum di New York, solo per voler citare due nomi.


Un luogo tra virgolette Villa Panza, perché questa dimora storica nobilitata e rianimata nell’architettura,
allestita a nuovo nei suoi spazi espostivi non può che provocare nel visitatore un cortocircuito mentale: prima di tutto per come solitamente intendiamo la categoria del tempo, che rinvia alla nostra memoria ad architetture del passato nella loro fissità e immobilismo estetico, sovente, purtroppo, in degrado.

 

L’esempio di Villa Panza di Biumo, nel nostro immaginario, capovolge fortunatamente il destino delle nobili dimore del passato, mostrandoci un volto nuovo, un “luogo” liquido, senza più barriere temporali fisse, epoche e stili datati, ma rivisto e corretto, in cortocircuito mentale, in grado di ospitare tanti nuovi linguaggi artistici contemporanei.


Villa Panza, non è solo un cambio destinazione d’uso fatto con cura, abilità, intelligenza creativa, ma
testimonianza di un moderno luogo liquido, direbbe il filosofo Bauman, come dovrebbero essere tanti musei di oggi, una dimora, una sede, che fa incontrare l’ eccellenza del restauro, la cura del contenitore, con potenti e astratti contenuti d’arte, concettuali, contemporanei, da mostrare soprattutto alle nuove generazioni.
 

Due mondi estremi, mai così distanti e diversi che si toccano in Villa Panza perché appartengono al tempo liquido della nostra società contempranea, quella che fa incontrare e scontrare, per antonomasia, contenitori e contenuti, opposti e simili. Un immaginario alchemico - sociologico molto caro non solo ai Boomers ma soprattutto ai Millenials, e alla Generazione Z, che con rinnovata sensibilità, negli ultimi anni, stanno riscoprendo l’arte e tanti musei, in Italia, piccoli e grandi, registrandone fatti, storie, alla maniera dei nativi digitali.


Si parla spesso di nobilitazione del passato, di nuove generazioni legati alla registrazione documentazione
dell’abbandono e del degrado (Urbex Squade un esempio); al recupero e alla memoria, all’heritage, allo storico, tanto quanto alla contemporaneità e ai nuovi linguaggi artistici e tecnologici. 

 

Con rara sensibilità l’esempio di Villa Panza avvicina queste nuove generazioni di artisti e visitatori.
 

In Villa Panza recupero e memoria sono ben visibili già nel Salone dalla forma ovale concepito fra il 1829 e il 1830 da Luigi Canonica: ispirazione classica monumentale sottolineata da fregi, colonne corinzie,
decorazioni, stucchi e putti; ci troviamo di fronte a un rapimento unico dove si realizza esattamente quel
cortocircuito fra la bellezza del passato e quella dell’ arte contemporanea che ospita.

 

E’ qui che incontriamo l’arte e le opere di Phil Sims e Ruth Ann Fredenthal, il suo colore “mono e uno”, la
monocromia lirica, poetica, di grande impatto, che sembra prendere vita, tinte e colori, dalla polveri di stucchi e gessi che assediano lo spazio in cui è calata.
 

E’ qui che incontriamo anche l’arte e le opere astratte di Ford Beckman, Black Wall Paintings capolavori di
forme ingombranti che fanno da contraltare a oggetti infinitesimi al limite dell’artwork naif del poeticissimo Stuart Arends, opere insaziabilmente piccolissime come il nostro intimo.
 

E’ qui che incontriamo Max Cole e Allan Graham.
Ed è qui che riappare Desire (1981) di Martin Puryear la gigantesca opera immaginata e realizzata
Handmade, Art and Craft esasperatamente sproporzionata, quella che come tutte le opere dell’artista ci fa tornare bambini a sognare un mondo Gigante, più grande, come solo è quello dell’arte, un mondo posseduto da oggetti artistici, rete di devozione e riflessione continua fra l’infinitesimo più piccolo e l’infinitamente grande. 

 

Il gigantismo: per esortarci a rimanere più piccoli e umani, a ricollocarci in una dimensioni più etica, in
una società fin troppo disorientata.
 

PS
Villa Panza è anche LUCE il ristorante che lega arte, creatività e cucina, per un’esperienza legata al gusto in un’atmosfera senza tempo dove la Slow Art incontra in questo  cortocircuito anche lo Slow Food.
 


VILLA PANZA 

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Piazza Litta, 1
VARESE
Contatti

0332 28 39 60

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