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FOUR WONDERFUL LAKES

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PUBBLICIZZARE IL BRUTTO E IL MODESTO

2023-02-10 12:22

MARIANO SCARDINO

Culture,

PUBBLICIZZARE IL BRUTTO E IL MODESTO

UNA PUBBLICITA' INUSUALE CHE HA RADICE NELL'ANTI- ESTETICA

 

A chi non è sfuggita su Facebook la campagna pubblicitaria divenuta virale di Booking, quella di alberghi e stanze brutte in giro per il mondo, con tanti commenti divertenti e semiseri sotto le foto che pubblicizzano le stanze: 

 

“Ma è davvero brutto! Non ci verrei mai.” “Come si fa a metter piede in questo posto, è un loculo!” 

E così via.


Qualcuno ha invece seriamente elogiato la bravura dell’ art director per la campagna pubblicitaria spiazzante: 

 

“Certo, se volete acchiappare click e visualizzazioni, ci siete riusciti, eccome”.

 

E in effetti fra provocazione e strategia razionale di marketing questa pubblicità sembrerebbe davvero riuscita.

 

Ma è davvero così? Misteri del web. L’unica cosa riuscita (che non è poco) è il carico di visualizzazioni e commenti sotto ogni immagine di queste stanze-giaciglio. Probabilmente si tratta di entrambe le cose: sia di provocazione che di marketing intelligente; ma
indubbiamente c’è gente attirata anche da alberghi modesti, perché per loro quel che conta è godersi il luogo, il viaggio e non una stanza dove riposare, per cui brutta e modesta che sia, va bene lo stesso. Si riposa comunque.

 

In questa estetica tirata al Brutto e scelta per pubblicizzare gli hotel modesti dietro non c’è nessun bravo fotografo, e nessuna fotografia post prodotta, leccata, photoshoppata.


Soltanto un gusto (forse) per l’improvvisazione e il Brutto dichiarato; il taglio fotografico che non si spreca, il senza - senso che mostra la crudezza dell’ambiente.


Un immaginario estetico post - brutalista, anche se di Brutalismo Sovietico - corrente architettonica degnissima di nota - quelle stanze, quegli hotel, non hanno nulla.


Per i sociologi è forse la riprova commerciale di una tendenza al Poverty Chic. Già a partire dal 1970 Johnny Rotten il frontman dei Sex Pistols, cantava del privilegio della classe agiata che “trascorreva le proprie vacanze in quella che era la miseria di altre persone”.

 

Qualche anno più tardi la musica è Grunge, e il look sporco, strafotografato e sciatto di Kurt Kobain diventa in breve tempo oggetto di aspirazione della X Generation, che dell’estetica brutta, sporca e cattiva, ne fa un vero e proprio stile di vita.

 

Tra queste scorie del Brutto Modesto non si può dimenticare neanche Kate Moss, nella storica campagna “Just be” di Calvin Klein: anche qui si rendeva omaggio a qualcosa che di bello non aveva nulla. Compresa lei, fotografata - forse volutamente - in malo modo.


Tutto ciò potrebbe essere servito ad abbattere quei muri tra il normale Bello e lo stigmatizzato Brutto, compresa questa spiazzante campagna degli hotel modesti; insomma un mezzo tramite il quale promuovere una nozione di estetica più aperta e inclusiva.

 

O forse semplicemente un modo in cui i new media rappresentano le esperienze di vita riducendoli a feticci, per chi cerca qualcosa di diverso e mostrarsi agli altri come particolare, inusuale.

 

Fatto sta, che tutto passa da queste foto usa e getta, da stanze ridotte all’essenziale, da ritratti di vita quotidiana crudi, da un linguaggio visivo grezzo.


Si può andare oltre e osservare che “il povero è pio”, esonerato dal senso di colpa, con il quale che invece i ricchi dovranno avere sempre a che fare. Sarà vero?

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