La storia moderna della Carta Varese risale all’800 ed è inizialmente legata al Veneto, al territorio di Venezia e Bassano, alla famiglia e alla stamperia Remondini.
E’ lunga e travagliata e solo nel ‘900 continuerà in Lombardia con quattro aristocratiche donne imprenditrici. Tutti conosciamo questa carta, la conosciamo a memoria. Ci è familiare. La ricordiamo come una vecchia poesia domestica. Foderava i cassetti dei mobili che custodivano le cose buttate un pò troppo frettolosamente alla rinfusa, tanto che quando le cercavi dovevi sempre riaprirli e frugare all’infinito col solito esito certo: qui non ci sono. Solo allora realizzavi che è nella natura dei cassetti, quelli più dispettosi che fanno sparire le cose.
La carta di Varese li agghindava a festa questi piccoli fondi, vani aperti mille volte, che si fanno spazio tra le emozioni stagnanti e riposte chissà sotto quale strato di ricordi. Proprio come quelle cose che cercavi e non trovi più.
Nel 1900 la storia della carta Varese prosegue con la Stamperia Molina di Malnate, quando Luigi e Angelo Molina modernizzarono il loro vecchio mulino introducendo veloci rulli per trasformare in meccanico il processo di sfibratura degli stracci.
Questo processo unito all’intraprendenza della contessa Maria Ponti Pasolini, appassionata di carte, favorì un punto e a capo alla straordinaria invenzione della carta più elegante, versatile, robusta e ruvida di sempre. La carta Varese non è infatti una carta qualsiasi, ma per un semplice motivo, che prima di tutto è senza tempo, poi, elegante e raffinata.
Le matrici della Remondini furono rispolverate e rianimate dalla stessa contessa che coinvolse nell’avventura altre quattro donne, Remigia Ponti Spitalieri, Ester Esengrini Ponti, Antonia Suardi Ponti e Maria Pasolini Ponti. Dalle iniziali delle donne nacque il marchio PESP – Stampi Remondini unito a un timbro a rilievo presente su ogni foglio stampato. C’è anche Giuseppe Rizzi, un antiquario di Varese, coinvolto dalle quattro donne in questa avventura, lui fece arrivare la carta fino all’Expo di Bruxelles e si occupò di promuoverla e commercializzarla. La stampa fu affidata al prestigioso Istituto Arti Grafiche di Bergamo. E questo fu il punto di snodo che favorì il grande successo della carta Varese che incontrava, per rendersi indissolubile nel tempo, la tradizione artistica per la stampa della carta decorata.
Giuseppe Rizzi inizia a intercettare potenziali clienti in Europa e oltreoceano, soprattutto nobili e aristocratici in Svizzera, Francia, Spagna, Inghilterra, Stati Uniti. Inviava loro piccoli, splendidi campioni di carta ritagliata che riportavano altrettante splendide decorazioni, cifre stilistiche e tipografiche ricercatissime.
Un espediente, quello dell’invio, minuto e semplice ma che sorprendeva e meravigliava tutti colori che ricevevano quelle carte e che fece grande e ineguagliabile la fortuna della Carta Varese.