Ci sono luoghi accoglienti per loro stessa natura, sono palazzi e dimore del passato divenuti musei, che nel peregrinare da una proprietà all’altra, da vari eredi naturali, mancati o assenti, sono passati a province, regioni, enti o associazioni. Arrivati per destino a ospitare la bellezza: creazioni d’arte, raccolte, rassegne, artisti.
Luoghi che sembrano accogliere e riavvolgere il nastro del loro destino e senza sconforto ed esitazione tornano a una sorta di bellezza originale, quasi dovuta.
Si lasciano alle spalle tristi vicende familiari e altrettanto peregrine destinazioni d’uso e restauri impellenti.
Luoghi che senza mai stravolgere la loro reale identità, tornano a rivivere diventando miracolosamente più belli agli occhi di chi li ri-visita.
Non una somma di nuovi spazi ma un assemblaggio di un' estetica più complessa e moderna.
Soprattutto quando offrono contenuti in accordo con il contenitore e nel risultato finale non appaiono mai sommatoria di ingombri ma nuova percezione di cultura in sano equilibrio fra arte - spazio - ambiente - recupero, più maturo e intelligente.
In poche parole sono luoghi eterni, quelli che non sono scalfiti dalle mode, dalle tendenze, dai trend estetici.
A Laveno - Mombello in provincia di Varese, in Via Lungolago Perabò, al civico al 5, c’è il MIDEC il Museo Internazionale di Design Ceramico - Civica Raccolta di Terraglia, ed è uno di questi luoghi.
Il museo è situato nelle sale del prestigioso Palazzo cinquecentesco Perabò, in Cerro, una località del comune di Laveno - Mombello.
Dal 1856 Laveno - Mombello ospita importanti manifatture e non possiamo ricordare che questa cittadina ha visto operare insuperabili creativi e direttori artistici del calibro di Giò Ponti, Guido Andlovitz, Antonia Campi.
Villa Perabò che ospita il Midec è del tardo rinascimento, fu costruita da Guilizzoni per farne la propria abitazione fino a quando senza eredi passò all’ospedale di Cittiglio, e di seguito, nel 1863, al sacerdote Don Leopoldo Perabò.
Nel 1969 il comune di Laveno - Mombello la destinò a manifestazioni culturali e accolse il l’attuale museo.
La raccolta del Midec in villa Perabò risente di quelle bellezza complessa, articolata, eterogenea e assemblata con maestria, di tante tendenze artistiche, sia storiche che contemporanee: dalle decorazioni al verismo romantico, allo stile Liberty, ed oltre, fino al design contemporaneo.
Le sale sono colme di grandi vasi, portaombrelli, piatti e servizi da tavola Richard Ginori finemente decorati, realizzati tra la fine dell'Ottocento e primo Novecento dalle maestranze della Società Ceramica Italiana (SCI) di Laveno Mombello.
Opere di A. Biancini, A. Campi, G. Andlovitz, P. Melandri, G. Gariboldi convivono con quelle di Enrico Baj, Agenore Fabbri, Floriano Bodini, Sangregorio, Nino Cassan, Guido Andlovitz Arturo Manini, Lucio Fontana. E poi Marco Reggiori con le sue nature morte, Ida Fonini con i suoi paesaggi lombardi, Luigi Reggiori con i suoi fiori.
Per quanto riguarda il contemporaneo, non si possono non mensionare le opere di Ambrogio Pozzi, Candido Fior di Bassano, Zanini, Thun, Galassi, Bucci, Antibo.
Il Midec in villa Perabò è un crocevia di arte, artigianato e antica nobiltà, ceramica classica e modernissimi progetti di design ceramico.
Una storia di ibride identità culturali come pochi musei sanno offrire in una panoramica estremamente interessante di incredibile bellezza. A iniziare dal palazzo, il percorso espositivo accoglie la produzione più importante realizzata tra il XIX ed il XX secolo dalle manifatture eccellenti di Laveno Mombello.
E’ uno di quei luoghi che non si può non visitare, per chi vuole riavvolgere il nastro, e capire di che pasta sia fatta l’eccellenza italiana.