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SUL LAGO MAGGIORE AL MUSEO DELL'OMBRELLO

2023-04-06 16:45

MARIANO SCARDINO

Culture,

SUL LAGO MAGGIORE AL MUSEO DELL'OMBRELLO

FRA OMBRA E PIOGGIA LA STORIA DEL PARASOLE DIVENUTO OMBRELLO

 

Fra i più belli del mondo ci sono quelli delle antiche collezioni custodite nel severo negozio parigino di Madeleine Gèly. Sempre a Parigi negli anni Sessanta e Settanta ne nascono di altrettanto belli  dalle collezioni di Emmanuelle Khanh che riprende e interseca geometriche composizioni floreali ispirate alla famigerate stampe Marimekko  su spicchi telati, trattenuti da bastoni e impugnature laccate nell’incolore Biancolatte. Con Courreggès, lo stilista innovatore e ideatore dello Space Age, diventano magnifici oggetti siderali, e più recentemente, quando tutti i fashion designer li snobbavano, Jean-Paul Gaultier li ripropone con surreali manici luminosi. 

 

Sono gli ombrelli e  i parasole; nella storia del costume recente (e meno recente) considerati oggetti - non oggetti, accessori - non accessori, quella stirpe di cose che nella moda vanno e vengono, si coordinano e scoordinano all’ abbigliamento, alla valigeria, alle borse, a seconda del periodo storico e dei trend in auge. Ma alcuni modelli resteranno per sempre inossidabili nel tempo perché nascono come progetti a sé - in sé dalle mani di abili maestri artigiani ombrellai come quelli del  territorio del Vergante e del Mottarone, e proprio per questo, non seguiranno mai mode e trend. 

 

A Gignese, sul Lago Maggiore, c’è l’unico Museo al mondo dell’Ombrello e del Parasole. 1500 pezzi esposti. Ombrelli e ombrelli parasole, impugnature preziose, decorate, intagliate e realizzate in avorio, madreperla, con legni pregiati che convivono con tante storie: c’è infatti l’ombrello di Giuseppe Mazzini, quello di Margherita di Savoia e di tante nobildonne e regine. Ci sono quelli realizzati in seta, ricamati a mano, in fibra di cocco, accanto ad attrezzi e strumenti di bottega artigiana.

 

L’ombrello nasce in Cina intorno al 600 a.C. con lo scopo di nascondere il volto dell'imperatore. In Egitto fu simbolo di fertilità e anche qui serviva a riparare il sovrano dagli occhi del popolo. 

 

L’ombrello parasole era un simbolo sacro, un oggetto religioso, di potere, ma solo per il faraone. Il più antico è un ombrello con 2.500 anni di storia 28 aste e un unico panno. In India il potere era misurato anche in base a quanti ombrelli si possedevano; il re ne possedeva 13 e uno indicava il sole. Simbolo di potere anche nella Chiesa. Per i buddisti rappresentava invece Buddha, e padroneggia  infatti ancora oggi sui monumenti dedicati a Buddha. In Tibet è il simbolo di spiritualità per eccellenza. La regina Maria Antonietta ne aveva uno che pesava un chilo e mezzo.

 

Un oggetto che riparava  dal sole e dagli occhi degli altri. Mistico, sacro, spirituale; vicino al cielo, a Dio a tante divinità, alle intemperie, al sole, alla pioggia e all’ombra refrigerante, ad uso inizialmente di caste e di nobili. Arriverà soltanto più tardi, molto più tardi, la funzione antipioggia e l’utilizzo per tutti. Nasce prima l’ombrello parasole quando le nobildonne dovevano proteggersi dal sole per distinguersi dai contadini, e nella lingua francese  c’è ancora la distinzione fra i due termini per indicare le due diverse funzioni antipioggia e parasole dello stesso accessorio.

 

Soltanto nel ‘500 gli ombrelli iniziano a diventare funzionali ma soprattutto segno di distinzione sociale, eleganza e moda. Nel ‘700 li troviamo iperdecorati in oro, con frange e volant, le stesse che ritroveremo negli Anni ’30. 

 

L’ombrello-bastone nasce invece grazie a Fox e Deschamps e quello leggero è dovuto a un ingegnere tedesco che lo chiama Knirps (pigmeo). Ma soltanto quando il nobile inglese Jones Hanway ne fece  uso diretto fu sdoganato come oggetto funzionale, e diventò non solo un segnale-simbolo di eleganza l’atto in sé del gentiluomo, ma l'ombrello stesso un oggetto vessillo di cambiamento sociale, perché ogni uomo e ogni donna potevano utilizzarlo da soli, senza l’ausilio di camerieri e maggiordomi a seguito. 

 

museodellombrello.org

 

Per informazioni e orari Ecomuseo Cusius: + 39 377 0841032

 


 

 

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